Immaginatevi una società dove certe regole non scritte di convivenza siano leggi, le tacite ingiunzioni obblighi.
È questo il mondo distopico nel quale vive David. Qui rimanere single, passata la mezza età, non è una circostanza inattesa né una scelta legittima, ma giuridicamente un delitto.
David, che è stato lasciato dalla moglie, viene portato in una clinica-hotel dove, tra tante persone sole come lui, ha quarantacinque giorni di tempo per trovarsi una compagna (o un compagno, se preferisce).
Nel caso non riescano nell’impresa, si condannano i ricoverati ad essere trasformati in un animale a propria scelta, nel caso di David un’aragosta, perché a suo giudizio è un animale longevo, fertile per tutta la durata della sua vita, e perché a David piace il mare.
Nei boschi attorno vive invece una comunità composta da coloro che sono fuggiti dalla clinica per restare single.
In questo gruppo di ribelli, viceversa, non si possono intessere relazioni intime, pena la legge del taglione, ma in compenso ci si può masturbare, appunto per sfogare quelle pulsioni che nella clinica vengono invece stuzzicate e indirizzate alla ricerca di un partner.
Riuscirà David ad accoppiarsi, costi quello che costi, diventerà un’aragosta oppure fuggirà dalla cinica?
Nel suo mondo distorto (che vuole riflettere il nostro), quali sono le affinità e i valori su cui poggia l’intesa di coppia? Su criteri di circostanza e di convenienza reciproca e collettiva, oppure sull’amore?
Ma poi l’amore che cosa è, un sentimento spontaneo o semplice autoconvincimento? Quanto è naturale e quanto costruito, frutto cioè dell’immaginario, magari collettivo?
Quanto si è disposti a sacrificarsi per amore, ammesso che l’amore vero esista, oppure esso è semplice infatuazione, soddisfacimento dell’idea stessa che abbiamo, o abbiamo ricevuto di amore?
L’amore è veramente disinteressato e cieco, oppure sceglie secondo criteri inconsci, culturalmente assimilati e dunque utilitaristici?
Si è liberi di scegliere chi si ama senza venire minimamente condizionati dal giudizio altrui, oppure il bisogno di essere riconosciuti ci spinge a uniformarci per forza, oppure a ribellarci solo per finire incasellati in altre categorie, ancorché improbabili e impronunciabili quanto LGBT+ per esempio?
Anche il recente caso di cronaca della sventurata Saman ci insegna quanto possano essere letali certe pressioni culturali e religiose nel piegarti a rinunciare ad amare, o a condizionarti a tal punto che tu possa accettare chi altrimenti non avresti mai ritenuto giusto, né possibile, amare.
Sì, perché lo diceva Aristotele stesso che “l’uomo è un animale sociale”, poi aggiungendo che “chi è incapace di vivere in società, o non ne ha bisogno perché è sufficiente a se stesso, o è una bestia o è un dio”.
Ecco forse perché, nella società totalitaria di David, chi è single viene mutato in una bestia a sua scelta, magari in una deliziosa aragosta, con la speranza di non dover mai essere invitati a cena.
THE LOBSTER, regia di Yorgos Lanthimos, 2015, con Colin Farrell, Jessica Barden e Angeliki Papoulia.