Liberamente adattato dall'omonimo romanzo dello scrittore francese Pierre Boulle del 1963, il "Planet Of The Apes" di Franklin J. Shaffner del 1968 (il primo di ben nove film più due serie televisive) narra di tre astronauti che approdano su di un pianeta dove la specie dominante sono le scimmie, mentre gli uomini vivono come animali, cacciati e schiavizzati da quelle.
Il romanzo di Boulle (e quindi il film) ricorda "I Viaggi Di Gulliver", romanzo di avventura del 1726 di Jonathan Swift, ove figurano invece i cavalli, gli houyhnhnm, come specie senziente, mentre gli umani, chiamati yahoo, sono ridotti alla stregua di bestie ripugnanti, coacervo di tutti i vizi e le idiosincrasie degli uomini.
La differenza tra il Gulliver e il Planet (cartaceo e in pellicola) risiede nel fatto che, all'intento satirico del primo, il secondo sostituisce una concezione anti-darwiniana.
L'umanità si sta de-evolvendo; tutto il contrario di quanto celebrato nel positivista "2001: Odissea Nello Spazio", film di Stanley Kubrick tratto dal romanzo di Arthur C. Clark, entrambi del 1968, ove l'uomo delle caverne viene condotto, dal monolite alieno, addirittura fino allo stadio di uomo cosmico.
Tornando al Planet Of The Apes, così dunque lo si potrebbe leggere: una terribile metafora della IDIOCRAZIA, il dominio cioè degli idioti. A governare il pianeta non è più l'intelligenza ma la mediocrità , non già la cultura ma la rozzaggine, non la morale bensì l'ingordigia del primate nostro progenitore.
Pare un dato di fatto, come cantavano i Devo, il gruppo musicale statunitense post-punk, che ci stiamo de-evolvendo, con le moderne tecnologie che danno alle masse internettologhe la presunzione di saper tutto senza dovere studiare, con le moderne tecnologie che regalano ad ogni inesperto una lllusione di onnipotenza e il consumismo che spinge sempre di più verso il mero soddisfacimento degli istinti primari, quali il mangiare e il fottere, appunto come fossimo bestie.
Si è davvero al collasso del culturale.
Insomma, come puntualizzato dal nostro Francesco Gabbani nella sua geniale canzone "Occidentali's Karma", oggi è "la scimmia nuda che balla".
Infatti [spoiler alert!] alla fine si scopre nel film che l'astronave, vittima di un paradosso einsteiniano, ha viaggiato nel tempo e non nello spazio, motivo per cui quello non è un pianeta distopico, bensì la Terra del futuro, laddove l'umanità che si è autodistrutta ha ceduto, mi si conceda il gioco di parole, il primato ai primati.
Un film profetico, dunque, da vedere tassativamente nella sua prima edizione, anche trascurando la pletora delle successive, se non altro per non rientrare, noi cinefili almeno, nello stereotipo di quella massa arraffona di scimmie che non è sazia mai.