L'idiozia del male. (Adolf Eichmann versus Adolf Hitler)

Nel 1963, la filosofa ebrea Hannah Arendt, analizzando la personalità dello SS-Obersturmbannführer Adolf Eichmann, non riusciva a capacitarsi di come non già un fanatico esaltato come Hitler, bensì un uomo assolutamente comune, un ex impiegato nella succursale di una agenzia petrolifera, potesse essere diventato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli Ebrei durante il Nazismo.

Il suo compito era quello di organizzare e rendere efficiente al massimo la Soluzione Finale, diventando così un contabile talmente capace di corpi umani da stipare, bruciare e seppellire, di convogli da smistare, di rifornimenti di corda per impiccare e di Zyklon-B per gasare, di denti d’oro strappati ai cadaveri, di capelli rasati per foderare i cuscini, di cenere per asfaltare le strade del Reich, da essersi meritato l’appellativo di “burocrate dello sterminio”.

In questo ometto talmente scialbo e mediocre da poterlo incontrare in un ufficio qualsiasi o incrociare tra la folla, in realtà si incarnava il Male assoluto, non già nella paranoia e nel narcisismo di un Hitler, bensì nella pignoleria ossessiva di chi svolge scrupolosamente il proprio lavoro, oltretutto con quella zelante ambizione che è fin troppo comune in qualsiasi settore.

Così come Adolf Hitler, da giovane senzatetto, dipingeva città rigorosamente senza anima viva mentre da grande, da grande dittatore, giocava assieme all’architetto Albert Speer col modellino di una “Nuova Berlino” che avrebbe spazzato via quella vecchia, nemmeno quest’altro Adolf riconosceva la materia umana che andava annotando nei suoi registri contabili, di fatto spazzandola via.

Eichmann concludeva la Arendt, ma anche Hitler aggiungo io, non avevano alcuna visione del peso morale dei loro crimini. Essi erano, avrebbe detto lo psichiatra Philippe Pinell, non due idioti nel senso cognitivo del termine, ma precisamente degli “idioti morali”, incapaci di afferrare quei principi elementari che chiunque è in grado di cogliere per semplice intuizione, come il Bene, il Vero, l’Amore, il Giusto. Per questo motivo erano due mostri incapaci di amore e di empatia.

In particolare Eichmann, non padroneggiando in alcun modo questi a-priori e privo del carisma visionario di un Hitler, si atteneva unicamente a quello che Martin Heidegger avrebbe chiamato il “Si”: il si deve, si dice, si fa; egli eseguiva gli ordini emanati dal Führer, incurante di ripercussioni che non lo avrebbero riguardato in prima persona.

Clinicamente parlando, mentre Hitler era un Narcisista Paranoico dotato purtroppo di una logica notevole ancorché spietata e delirante (non sarebbe arrivato a tanto se fosse stato uno scemo), Eichmann era un Ossessivo dall’acume ristretto. Perfettamente capaci entrambi di intendere e di volere, non assolutamente quindi dei “pazzi” nel senso volgare del termine poiché dotati di critica e di seppur mal orientato giudizio, li accomunava la completa estraneità al valore dell’essere umano, al quale valore rispettivamente sostituivano la nozione di “razza” e di “numero”.

Mentre quindi per Adolf Hitler gli Ebrei non erano esseri umani, per Adolf Eichmann gli umani erano cifre siglate su di un quaderno: due mostri perché due perfetti idioti, morali però. La differenza tra i due la faceva la “esemplarità” di Hitler, un vero “genio” del male, a fronte della “ordinarietà” di Eichmann, una “banalità” talmente disarmante e micidiale che la Arendt coniò per essa il termine di “Banalità Del Male”.

Cosa significa che il male è banale? Guardiamoci attorno: significa che, preso nella totalità delle sue espressioni, esso è talmente diffuso, capillare e ubiquitario che non ci si fa più caso. Esso è cioè talmente ordinario, comune, ovvio, scontato, prevedibile da aver perso ai nostri occhi rilevanza. Non che non significhi nulla, tutt’altro, solo che abbiamo smesso di chiedercelo, cosa significa. È come una puzza che a furia di respirarla non la senti più.

Questo vuole anche dire che di Eichmann potrebbero essercene molti e, di fatto, che lo siamo un po’ tutti.

Infatti, noi non facciamo quasi più caso all'ingiustizia e alla violenza delle quali abbiamo continuamente notizia: ci siamo adattati. Ci feriscono solo le espressioni del male più efferate o più prossime a noi, quelle che infrangono il muro che ci impedisce di vedere il male che non ci tocca.

Per noi significa poco la guerra che non ci colpisce, la fame e la sete che non proviamo, le deprivazioni o le sofferenze altrui: non ci riguardano e non ce ne riteniamo lontanamente responsabili. Questo perché eseguiamo semplicemente le disposizioni generali, siamo giustificati perché facciamo ciò che “si” fa. Ciascuno fa la sua parte e il proprio dovere da persona per bene che non si crea né dà troppi problemi e così progrediamo, una conquista dietro l’altra, come Eichmann faceva carriera.

Altresì, proprio come degli idioti alla Pinell, non consideriamo che bruciare idrocarburi ci condanna, che il progresso ci snatura, che il disboscamento ci asfissia, che l’inquinamento ci avvelena e che abbiamo fatto estinguere tante specie viventi, come Hitler avrebbe voluto fare con gli Ebrei.

Miopi come un Eichmann, tutto questo non lo vediamo perché siamo dei veri idioti morali. Poi, quando le conseguenze ci travolgono, ci accontentiamo di superare la crisi del momento fino alla successiva e così via, finché non potremmo finire giustiziati, per mano di noi medesimi, sempre come Eichmann lo fu dagli Ebrei.

Guardiamo ora a questa quarantena come a una forma di incarceramento. Se il Covid fosse l'ennesima catastrofe ecologica che abbiamo causato, questa reclusione non sarebbe che una pena per i crimini da noi commessi contro l'umanità e contro la natura.

Noi per il pianeta siamo i tiranni e gli aguzzini. Siamo un cancro invasore: ci riproduciamo senza controllo, ci diffondiamo ovunque e distruggiamo la vita, in maniera altrettanto programmatica ma su scala ben più vasta dei nazisti.

La Terra si surriscalda?, è come se avesse la febbre. Ci sono i terremoti?, sta tremando. Si sciolgono i poli?, suda. Arrivano il Covid, l'Ebola e l'Aids?, sono i suoi anticorpi. Il Covid non è un flagello, né un incidente o una calamità. È solo la difesa immunitaria di un essere vivente moribondo che combatte la sua guerra contro la malattia mortale che siamo noi.

Noi stiamo vivendo oggi una guerra: la razza umana contro il pianeta. Ma siamo noi che abbiamo infranto i trattati, noi gli aggressori, noi gli invasori, noi gli sterminatori e sempre noi, non il Covid, il vero flagello. Stiamo combattendo, ma come i Tedeschi all'epoca del Nazismo: dalla parte sbagliata. Solo che non lo vogliamo ammettere perché in questo caso i nazisti siamo noi.

Ora voi ditemi: se non appartenessimo alla specie umana, ma fossimo un qualsiasi animale, da che parte staremmo e - siamo sinceri - non accoglieremmo il Covid come un liberatore? Quale giudice obbiettivo e imparziale potrebbe assolverci mai?

Adolf Eichmann fu giustiziato per impiccagione a Ramla, Israele, nell’ora più buia, a mezzanotte del 31 maggio del 1962. Come da verdetto, il suo cadavere venne cremato e le ceneri caricate su una squallida motovedetta e disperse al largo delle acque territoriali di Israele. Il secchio con le quali furono trasportate fu risciacquato accuratamente con acqua di mare, di modo che niente di lui toccasse più terra.

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