I PARASSITI - “Gregor Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo”. È con queste parole che Frank Kafka ne “La Metamorfosi” (1915) descrive la deriva bestiale di un povero disgraziato.
Ma cosa accadrebbe se quella blatta là, anzi: interi eserciti di scarafaggi uscissero dalle loro fogne, si infiltrassero nelle nostre case, si insinuassero nelle nostre famiglie, da veri impostori, rubandoci il letto, i pasti, la vita? Forse non ce ne siamo accorti ma già strisciano tra noi..
Quindi, se in Kafka un essere umano si fa scarafaggio, può viceversa uno scarafaggio sognare di essere un uomo o meglio, nella vicenda del film, può osare una famiglia di sottoproletari coreani, di miserabili puzzolenti, stando al fine odorato del riccone, possono costoro anche solo sognare di diventare ricchi?
Ma poi perché il sogno del povero non può essere che quello di arricchirsi, cioè di ribaltare l’ingiustizia sociale senza perciò eliminarla, sognando piuttosto un mondo dove non c’è più né ricchezza né povertà, ma semplicemente uguaglianza?
Fintanto che un miserabile non potrà che sognare di diventar ricco, e non è facile il diventarlo onestamente, gli scarafaggi esisteranno sempre.
Ben lungi dal pathos di un Hugo de “I Miserabili”, il film è però ironico, ben tirato, originalissimo, anzi geniale. Gli attori sono tutti straordinari, benché mi avessero preavvisato che la mimica degli Orientali è per noi indecifrabile. Invece no, bisogna solo abituarsi all’idea che sono esseri umani anche loro.
Un film contro l’ingiustizia sociale e il pregiudizio: non perdetelo!